05 maggio 2013

IL CERCHIO DELLA VITA

Il Cerchio della vita

Oggi vi presento lldegarda di Bingen, una figura emblematica della storia medievale, raramente citata nei testi di storia di comune utilizzo.
Era una grande donna che ho voluto celebrare con un orologio ispirato ad uno dei suoi disegni.

ldegarda di Bingen (1098-1179) è una delle scrittrici medievali più famose: filosofa, scienziata, poetessa e musicista, questa figlia della piccola nobiltà tedesca, cresciuta in un monastero benedettino della regione del Reno ha lasciato importanti opere che toccano tematiche teologiche e filosofiche, naturalistiche e mediche. Tre di esse, le più imponenti e, oggi, le più famose, sono scritte nello stile delle ‘rivelazioni’ profetiche. Ildegarda componeva anche le musiche per i suoi poemi (esiste oggi una ricca discografia ildegardiana), e scrisse un lavoro teatrale, l’Ordo virtutum.

Quando il carattere ‘profetico’ delle sue visioni venne riconosciuto dai due personaggi più eminenti della Chiesa del suo tempo, Bernardo da Chiaravalle e il papa Eugenio III, Ildegarda aveva già  superato i quarant’anni: ma è proprio da quel momento che ebbe inizio la sua impressionante attività  di scrittrice, di consigliera, di organizzatrice della vita monastica, testimoniata, oltre che dalle opere, da un ampio epistolario.

Staccatasi dal monastero di Disibodenberg con le monache di cui era divenuta maestra, dette vita - dietro l’impulso di una visione - alla fondazione di Rupertsberg, che resse come badessa.



Il Liber subtilitatum diversarum naturarum creaturarum, nel suo insieme, appare come un trattato di scienza naturale e di medicina ragionata, che la tradizione manoscritta successiva ha impoverito e smembrato, ma la cui portata scientifica originaria non era dissonante rispetto all’opera cosmologica e antropologica complessiva di Ildegarda. Essa si adopera per conciliare il racconto biblico della Creazione con le conoscenze sugli elementi, le piante, gli animali, e con il sapere medico basato sulla dottrina classica dei quattro umori (sangue, colera, flegma, atrabile). La sua conoscenza della fisiologia umana ben si accorda con l’ idea centrale del ruolo degli esseri umani nella creazione, e insieme testimonia la capacità  che Ildegarda ha di osservare e mettere in parole aspetti della realtà. Proprio per questa attenzione empirica e per l’importanza che attribuisce alla fecondità  umana, valorizzando la sessualità  e la procreazione, l’opera scientifica di Ildegarda presenta caratteristiche originali. Ma questo non significa che essa non conosca le fonti naturalistiche diffuse nella cultura monastica tedesca e anche alcuni tratti della medicina salernitana: tuttavia il modo in cui queste conoscenze tradizionali sono da lei elaborate ci mostra la sua indipendenza di fondo dal sapere dei libri, che usa senza permettere che offuschi la sua ‘visione’.

La figura di Ildegarda come scienziata venne inizialmente messa in ombra dalla sua notorietà  come profetessa, sia per la discontinuità  con la nuova scienza acquisita attraverso le traduzioni dall'arabo, sia per la difficoltà  a riconoscere autorevolezza scientifica ad una donna.
I suoi manoscritti scientifici probabilmente circolarono anonimi, e nel ‘500 ci fu persino chi ritenne che la profetessa e la scienziata fossero due donne diverse. Tuttavia la sua opera medica e naturalistica, con la ricchezza dei suoi contenuti empirici, non venne del tutto dimenticata; la storia affascinante dei percorsi attraverso cui il 'Liber subtilitatum diversarum naturarum creaturarum' raggiunse il XVI secolo, quando alcune sue parti vennero date alle stampe, è uno dei tanti episodi che ci permettono di intravedere, sotto la superficie dell'aristotelismo scolastico, il fluire carsico di una sapienza ottenuta dall'esperienza, sia interiore (le ‘visioni’) che esteriore (l’osservazione della realtà ), e orientata non alla pura speculazione ma al benessere delle creature umane.