In estate avevo già ospitato una personale del Maestro, che era venuto a trovarci in occasione del concerto della Camerata Corale della Grangia .
L'esperienza era stata per noi memorabile, ma anche il Maestro era stato contento dell'accoglienza e dei numerosi appassionati d'arte che erano venuti a trovarlo per l'occasione.
Il cielo, la natura, il silenzio del giorno che raggiunge la notte, raccontano il lungo percorso di Tino Aime, il fascino di una realtà rivisitata, l’essenza di una stagione che si rinnova e riscopre luoghi e sogni ed emozioni.
Una stagione scandita nel segno di una continua, inesauribile, inesausta ricerca intorno al valore dell’immagine e del segno e del colore che stabiliscono un rapporto diretto con la tela, il foglio di carta, la grumosa e poliedrica materia delle sculture.
Il discorso di Aime appartiene alla cultura visiva piemontese, e non solo, a una visione delle cose che diventa elemento determinante di un itinerario immerso nella magia dell’alba tra i monti della Valle di Susa.
E dall’ampia finestra dello studio, Aime osserva lontani sentieri, baite dai tetti imbiancati e orti con alberi spogli e raggelati dove una vecchia bicicletta segna il trascorrere di un tempo di memorie: «E infatti ecco le baite – ha scritto Laura Mancinelli – sepolte nella neve, i piccoli paesi abbandonati della Valle di Susa, la montagna povera, quella dove non arrivano gli sciatori variopinti e chiassosi.
Qui domina il silenzio: nelle case e nei paesi di Tino non abita nessuno. E poi fiori secchi, rami con bacche, lunarie, oggetti di una volta, una vecchia bicicletta arrugginita…
Colori di notte, di neve, di qualche cielo limpido e azzurro, ma quasi sempre notturno. Rara eccezione un paesaggio di Provenza o di Riviera…». E la parola della Mancinelli rivela in una nitida sintesi l’universo di Aime, le sue cadenze figurali, il clima di una pittura in cui la lenta sedimentazione degli oggetti, della materia-colore, di una linea ferrea e a tratti spigolosa come le rocce, concorrono a definire l’insieme delle sue composizioni e di quel rinnovarsi della rappresentazione senza perdere di vista il valore della forma, della storia, del mistero di una finestra che racchiude un merlo, un albero di cachi, una luna alta sui gelsi.
Vi è nell'opera di Aime un gioco di intarsi, di frammenti, di simboli, che vanno al di là dell’immediata lettura del paesaggio per significare il determinante affrancarsi di una cultura che è sentimento del vivere, pagine di un diario intimo, suggestione di incontri con la gente di montagna in case silenziose «con i camini che non fumano», con i capitoli di un racconto che descrive generazioni di uomini capaci di «alzare un muro di una stalla e di un fienile, e poi una vera casa; e dopo si sono messi a dissodare un orto volto a mezzogiorno, roncare un fianco cespugliato, terrazzare e seminare fin dove le rocce lo permettevano…» (Mario Rigoni Stern).
E l’avventura di Aime si snoda dalle montagne al mare, dal cuneese a Torino e poi a Bastia di Gravere.
Ad ogni tappa un momento di crescita, di nuovi risvolti tecnico-espressivi, di aperture verso un linguaggio del tutto personale e riconoscibilissimo.
Tino Aime è nato a Cuneo nel 1931 e risiede a Gravere, in Valle di Susa.
Amico di scrittori e poeti come Lorenzo Mondo, Davide Lajolo, Nuto Revelli, Mario Rigoni Stern, Laura Mancinelli, Nico Orengo, Ernesto Caballo, Renzo Guasco, Marco Franceschetti, Edoardo Ballone, che gli hanno dedicato pagine letterarie raccolte nel volume Caro Tino… lettere ad un amico pittore e che hanno accompagnato le sue cartelle di incisioni.
Ha iniziato a esporre nel 1963 e ha conseguito riconoscimenti in Italia, Francia, Romania e Stati Uniti. In Provenza ha inciso e dipinto il mondo di Federico Mistral: le opere sono state esposte in una mostra itinerante nei musei di Gap, Marsiglia, Digne, Draguignan, Aix en Provence e Nizza.
Dal 1983 le sue opere sono presenti sul prestigioso catalogo Prandi di Reggio Emilia. Nel 1997 la Provincia di Torino ha realizzato un calendario interamente dedicato alla grafica di Aime.
Ha realizzato il bozzetto per il francobollo commemorativo di Galileo Ferraris emesso il 7 febbraio 1997.
La Regione Piemonte gli ha dedicato una personale nel 1992 nel Palazzo della Regione a Torino.
Nel 1997 ha realizzato il dipinto per il Palio di Susa e il bozzetto per il biglietto della Lotteria Italia Susa-Moncenisio.
Ha realizzato il monumento per il Centenario della corsa automobilistica in salita Susa-Moncenisio collocato nel 2002 a Susa.